Nel territorio in cui viviamo, tutti associano l’8 settembre alla tradizionale sagra di Fiorano Modenese. È la festa della Beata Vergine del Castello, che da oltre 300 anni vede migliaia di persone salire al colle del Santuario. Da 75 anni, però, l’8 settembre assume anche un altro significato. Questa data ha segnato la storia d’Italia e dei suoi cittadini.
All’alba dell’8 settembre 1943, come ogni anno, Fiorano è pronta per la sagra. L’appuntamento con le celebrazioni e le bancarelle è una consuetudine che rassicura, anche in tempo di guerra. I cuori sono appesantiti dall’angoscia, ma sentono ancora più forte il bisogno di aggrapparsi alla speranza.
Quando scende la sera, arriva un colpo di scena. Il maresciallo Badoglio annuncia alla radio che l’Italia ha firmato un armistizio con le forze anglo-americane. Tra le vie del borgo e il piazzale del Santuario sono in tanti a gridare che è finita la guerra. I pensieri corrono alle preghiere della novena e della giornata: l’annuncio sembra giunto come una grazia al termine di tanti strazi.
Dopo poche ore, però, della gioia resta soltanto l’illusione. Il risveglio del 9 settembre è traumatico: i nazisti occupano il territorio e catturano i soldati. La comunità di Fiorano, già provata dai conflitti e dalla fame, entra nei venti mesi più difficili del Novecento italiano. Nei campi, nelle strade e nelle case dell’Emilia fa irruzione la guerra totale.
Quella sera dopo l’8 settembre 1943 alle case del voltone
Alle case del voltone, lungo quella che all’epoca si chiamava via Roma, la sera del 9 settembre la famiglia Severi sente bussare alla porta. Sono due giovani soldati italiani, originari di Parma. Chiedono di essere presi dentro. La famiglia permette ai ragazzi di nascondersi nel magazzino, una stanza dove tengono la legna. Lì passano la notte.
Il giorno dopo Carlo Severi, che da qualche mese è rientrato dal lavoro temporaneo in Germania, recupera presso il fratello degli abiti civili. Li offre ai due soldati, che possono così lasciare quelli militari e passare maggiormente inosservati. Lasciano anche le armi, che Carlo provvede a nascondere seppellendole nel cortile. Si scorda però delle munizioni, che erano state appoggiate in casa, sopra a un mobile. Se ne ricorda qualche tempo dopo, quando una perquisizione dei soldati nazisti alle case del voltone lo fa sudare freddo. La fortuna – o l’intercessione della Madonna, come ama pensare la famiglia – fa sì che vengano perquisite solo la metà della case: i nazisti si fermano prima di raggiungere quella dei Severi. I soldati italiani sbandati se n’erano già andati, seguendo la via indicata da Carlo lungo il torrente Fossa…
La storia sui luoghi e la conoscenza storica
Con il nostro trekking siamo volutamente arrivati alla tappa delle case del voltone quando era già buio, in modo da raccontare quanto accaduto ad una famiglia fioranese esattamente 75 anni prima, proprio nello stesso giorno, nella stessa serata. In questo modo anche gli spazi urbani meno appariscenti possono acquistare un senso per l’identità comunitaria, mentre le ricorrenze diventano davvero parte di una memoria collettiva.
Non si tratta però solo di ricordare. Le memorie di Pietro, figlio di Carlo – 11 anni all’epoca dei fatti raccontati – sono state preziose per ricostruire quei momenti e restituirli alla comunità. Così come lo sono state le mirate ricerche d’archivio che ci hanno impegnato nell’estate. Dall’Archivio storico comunale a quello della parrocchia di Fiorano, dall’Archivio di Stato a quello diocesano e altri ancora, le giornate passate tra le carte sono state una vera e propria sfida, costellata di piccole e grandi scoperte.
È stato un impegnativo lavoro di ricerca storica, studio, interpretazione e ricostruzione degli eventi storici, che poi le tecniche della Public History ci hanno permesso di provare a condividere con il pubblico attraverso il trekking storico La festa strozzata (qui l’annuncio dell’evento). Lo scopo non era solo quello di restituire memoria, ma anche e soprattutto conoscenza.
115 volte grazie!
Pur essendo “di casa” a Fiorano Modenese, per via di altri progetti portati avanti in questi anni, questa volta eravamo più emozionati del solito. L’8 settembre a Fiorano non è una festa, è “la festa”! Occorreva essere all’altezza della fiducia accordata dai tantissimi intervenuti da Fiorano e non solo. Ce l’abbiamo messa tutta, ma non eravamo soli e il concorso di tanti ha contribuito a quello che pensiamo di poter definire un successo.
Ringraziamo quindi l’impagabile Cristina Ravazzini, che ci ha permesso di riascoltare alcune voci del passato tratte da documenti e testimonianze. Le sue letture e interpretazioni hanno aggiunto suggestione a ogni tappa.
Grazie naturalmente all’amministrazione comunale di Fiorano e all’assessore alla Cultura e vicesindaco Morena Silingardi, per la splendida opportunità nata da una “visione” che ci accomuna. Un sentito e mai abbastanza grande ringraziamento all’ufficio Cultura – a Stefania Spaggiari e Alessandra Alberici in particolare – ma anche alla collega Maria Teresa Piccinini, preziose agevolatrici del nostro lavoro. Ringraziamo poi don Antonio e don Giuseppe, che ci hanno aperto le porte dell’archivio parrocchiale, e Federica Collorafi che per noi ha fatto gli straordinari all’archivio storico diocesano di Modena-Nonantola. Un grazie anche a Giampietro Beltrami, dalla cui collezione abbiamo tratto cartoline e fotografie utili a focalizzare visivamente la Fiorano di allora.
Infine, un ringraziamento a ciascuno di voi – ed eravate ben 115 – che avete partecipato al nostro trekking urbano. Ci avete accordato fiducia e speriamo di averla ripagata. Se ci avete perdonato la doppia salita al colle del Santuario, ci rivedremo presto! 🙂
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