“Eh sì, hai ragione, la Seconda guerra mondiale è stata proprio tremenda. I tedeschi, e anche i fascisti, ne hanno fatte di cotte e di crude. Anche i partigiani, però…“.
Conosco molto bene questa frase. Mi è capitato tante volte di sentirla, sia nel corso delle attività didattiche sulla Resistenza, sia nel mezzo degli eventi pubblici. A dire il vero, ho notato anche alcune variazioni sul tema, tutte accomunate dallo stesso slancio. Chi le pronunciava si dichiarava “al di sopra delle parti” ed era convinto di rivelare una “verità” scomoda, rimasta a lungo nascosta per interessi particolari.
Come storico, sapevo bene che questi miei interlocutori non erano per nulla “al di sopra delle parti” e non portavano allo scoperto nessuna “verità”. Eppure i loro discorsi, internamente coerenti e apparentemente credibili, finivano per attirare simpatie e ammiccamenti. Succede spesso così, quando un racconto banalizzante fa sembrare “facili” questioni in realtà complesse e difficili. Il problema è che, se ci si guarda dentro, quel racconto risulta quasi sempre distorto o completamente falso.
Che fare, allora? Per non tradire il mestiere dello storico, bisogna sforzarsi di trasmettere la complessità nel modo più semplice possibile. È una missione molto difficile, ma quando qualcuno la porta a termine, i risultati si vedono. È il caso di un libro uscito recentemente nella collana Fact checking di Laterza, Anche i partigiani però…, di Chiara Colombini.
Raccontare in modo semplice la complessità della Resistenza
Negli ultimi quarant’anni, i venti mesi della lotta partigiana sono stati indagati in lungo e in largo da storici autorevoli, che hanno messo in luce tantissimi aspetti di quell’esperienza. Eppure, nell’opinione pubblica italiana di oggi, le narrazioni più diffuse sembrano quelle di giornalisti assai inclini a scivolare nei luoghi comuni e nel sensazionalismo. Ma perché succede questo, se gli scaffali delle biblioteche sono pieni di libri seri sulla storia della Resistenza?
Tutto ciò accade perché, purtroppo, molti libri di storia sono poco accessibili a chi non è uno specialista della materia. Fino all’inizio di marzo, nella sterminata bibliografia sulla Resistenza italiana, mancava un testo che la raccontasse senza appesantire troppo il lettore, in modo «lieve», come direbbe Italo Calvino. Ovvero, al tempo stesso, con rigore, efficacia e piacevolezza.
Anche i partigiani però… colma finalmente questa lacuna. La storica Chiara Colombini parte dal presente per ricostruire i principali aspetti della Resistenza. In poco meno di 150 pagine, il lettore entra in contatto con tantissimi temi, ma scopre soprattutto l’importanza di una sfida sempre valida. Per capire le scelte di una persona, bisogna mettersi nei suoi panni.
“Anche i partigiani però…”: quanto c’è di vero nei luoghi comuni?
L’autrice procede “smontando” i principali clichés utilizzati per attaccare la Resistenza. Perché i partigiani non erano né “tutti rossi”, né soltanto un’accozzaglia di gente raccogliticcia? Si può davvero credere che fossero soltanto “rubagalline”? Erano, poi, tutti “assassini” senza scrupoli? Ed è vero che, in qualità di “vincitori”, hanno imposto a tutti la loro versione della storia? A ciascuno di questi aspetti è dedicato un capitolo del libro.
Per illustrare le tante sfaccettature della Resistenza, Colombini inserisce riferimenti ad alcuni tra i principali avvenimenti della “guerra totale”, che si scatena in Italia fra il 1943 e il 1945. Altri esempi sono tratti dalle vicende accadute in Piemonte, che costituiscono il suo “pane quotidiano” di ricercatrice. I lettori che conoscono la storia della Resistenza nella loro regione o provincia possono comunque trovare elementi utili a comprendere più a fondo i fatti avvenuti nei loro territori.
Letteratura e Resistenza
Il libro di Chiara Colombini ha anche un altro punto di forza: è, infatti, pieno di riferimenti alla letteratura, che ha colto e raccontato la complessità della Resistenza molto prima della storiografia. Da Fenoglio a Pavese, da Vittorini a Calvino: diversi autori del Novecento italiano hanno fatto i conti con la lotta partigiana, vivendola o riflettendo sul suo impatto. Le loro voci accendono una luce formidabile sulla scelta di resistere e sul significato profondo di questa esperienza.
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